venerdì 3 luglio 2009

La resistenza attiva

Un'esistenza che vuole essere vissuta al massimo finisce sempre per farci scontrare con le difficoltà maggiori. Sono i nostri stessi desideri di riscatto, di rivincita nei confronti di una vita che solo ci spinge lontano, nel buio, la fonte delle amarezze maggiori. Siamo scemi, dobbiamo esserlo di certo per non riuscire a capire che se le difficoltà non vengano affrontate non si va da nessuna parte...ma questo purtroppo non riusciamo a capirlo. La nostra risposta è sempre passiva. Ci limitiamo ad osservare dai comodi sedili dalla platea la nostra esistenza, che sempre più banalmente viene portata in scena sul nostro palco, il "nostro" non il "loro". E ci stiamo pure male! Ci offendiamo nel vederci ritrarre e impersonare da quegli attori cani, che della nostra vita non sanno niente e che pretendono pure di insegnarcela. Eppure stiamo lì come dei piccoli borghesucci, ad osservare. Ci accontentiamo di sopravvivere intellettualmente grazie ad una cultura che ci viene propinata dall'alto, quasi centellinata, e noi ce la facciamo bastare, siamo diventati bravi in questo. Ormai non riusciamo a renderci conto che abbiamo perso il contatto. Che quelle che noi consideriamo conquiste ci sono in realtà già state suggerite subdolamente dai grandi sistemi. Che allocchi! Il nostro pensiero critico non è stato distrutto, ma peggio, è stato ristrutturato, da cima a fondo. Abbiamo fatto grosse scorpacciate di indifferenza, di svogliatezza, di fiducia mal riposta e...e ora siamo qui, e siamo pure incazzati. Quello che vediamo di noi stessi non possiamo più sopportarlo e la prima reazione, la più spontanea, è quella del rigetto, del rifiuto. "Se non mi piaccio sarò diverso, cambierò!". Questo diventa il nostro motto, la nostra nuova scommessa di vita, e ancora una volta puntiamo sul cavallo sbagliato. Errare è umano e noi dimostriamo sempre più di esserlo, umani. Dobbiamo invece riappropriarci di noi stessi, del nostro pensiero, e per farlo non possiamo più dare retta a nessuno, perchè nessuno è più dalla nostra parte...non conviene. E' necesserio smettere di investire sugli altri e iniziare finalmente a preoccuparci di noi. Non sarà facile. Smettiamo di criticare il sistema perchè è tale, ma penetriamoci a fondo, completamente, con tutto noi stessi. Comprendiamolo e facciamolo nostro. Questa è la vera lotta. Il nemico va conosciuto prima di essere afforontato, e il nemico in questo momento siamo noi. Noi siamo il risultato della manipolazione e una volta istruiti siamo noi ad autocensurarci; ma, se siamo il cancro, per la prima volta siamo anche la cura. Impariamo a catalizzare la nostra frustrazione, la rabbia, l'odio e rendiamole nostre armi, non per lasciarci andare alle piccole sfuriate facilmente etichettabili come i soliti problemi causati dalle solite persone. Impariamo a controllare il nostro potere e a definire al massimo i nostri obbiettivi, ma per fare questo ci vorrà tempo e la ragione dovrà rimanere sempre desta e in allerta per rispondere ad armi pari ai continui attacchi che subiamo. Non commettiamo l'errore di lasciarci andare, chè in queste situazioni sarebbe la vera sconfitta: non dettata dall'avversario, ma causata dalla perdita dei nostri ideali.
Ripprapriamoci del nostro palco, non accontentiamoci di essere gli attori di noi stessi (che già sarebbe un bel passo avanti) ma diventiamo registi e sceneggiatori della nostra vita. Impariamo a fondo il copione e interveniamo con le giuste modifiche su di esso.
Smettiamo di accontentarci di una narrazione senza finale, ma cominciamo a idearne milioni!

1 commento:

  1. Tocqueville parla di una democrazia paralizzante, che piano piano inibisce la capacità critica dei cittadini e li rende massa piegata a sé, come un padre premuroso che ti agevola la vita in tutti i modi per non lasciarti esprimere idee scomode...

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