venerdì 31 luglio 2009

Una difficile compagna

La violenza da sempre condiziona la nostra esistenza. Nel corso de secoli abbiamo imparato a riconoscerla e a classificarla sempre in modi diversi a seconda delle sua natura è delle sue modalità di intervento, eppure non siamo mai riusciti ad esorcizzare l'attrazione che proviamo nei suoi confronti. Ogni nostro approccio alla violenza, che sia di denuncia, morboso, di intrattenimento, sadico magari, o di controllata indifferenza è uno dei tentativi di comprenderla., di capirne la natura, di affrontarla. Eppure rimane per noi un mistero sempre troppo sfuggevole, un enigma irrisolvibile. Come sabbia cerchiamo di stringerla tra la mani e di modellarla, ma lei scivola via tra le fessure delle dita e quello che resta sono pochi granelli e la consapevolezza di averla ancora una volta avvicinata e perduta.


Dominarla sembra impossibile. E' lei ad influenzare il nostro modo di essere, a restituirsi a noi, nonostante tutti i nostri sforzi, nei panni di quello che noi ingenuamente chiamiamo "Spirito di Sopravvivenza".
Lei ci attrae. Una compagna gelosa che ci chiama ogni giorno, ad ogni ora, ogni singolo minuto della nostra vita di cui non possiamo liberarci. Con la sua voce suadente ci sussurra parole che risvegliano i nostri istinti più primitivi, si insinua tra i nostri pensieri e li attacca come un virus che non conosce cura. Ci spinge ad imboccare sentieri e a varcare soglie che non avremmo al coraggio di affrontare. Ci conduce nelle profondità del nostro essere, nei luoghi che non conosciamo nemmeno noi e porta in superficie immagini a volte talmente aberranti da spaventare noi stessi e a chiederci chi siamo davvero. Lei ci conosce meglio di noi stessi e ce lo sbatte in faccia. Possiamo anche cercare di scacciarla con tutta la nostra volontà, ma quando pensiamo di esserci riusciti, si ripresenta invece più forte di prima. Indossa la maschera dell'innocenza e dell'innocuità. A piccole dosi ci abitua alla sua presenza e alla fine ciò che ci mostra non ci appare poi così orribile.
E' una mercenaria che si presenta nelle vesti di migliore amico o di peggior nemico a seconda delle necessità e dell'utilità che può e possiamo ricavarne.
E' un'entità subdola che si poggia su ogni appiglio, soprattutto su quelli che teniamo più nascosti, perché se sul fronte del dolore fisico riusciamo sempre meglio a difenderci, sui piani morale, etico e psicologico le nostre trincee sono spesso scoperte e prive di sorveglianza. Lì colpisce duro, i suoi affondi non sono schivabili né parabili, e le ferite che ci infligge, nonostante siano invisibili, fanno più male delle altre.
Nonostante la sua forza distruttiva che ci spaventa e inorridisca, anche noi come Ulisse vogliamo essere legati all'albero maestro per ascoltare il suo sublime canto e chiediamo, se non possiamo esserne davvero "partecipi", almeno di poterne assistere .
Si dice che se un uomo non ha sofferto nella vita, non è degno di essere chiamato tale. Violenza e dolore devono costituire tappe fondamentali del nostro vivere e più volte le incontriamo lungo il nostro cammino meglio è, perché ci temprano e ci preparano al peggio che arriverà. Questo è il modo che abbiamo imparato per difenderci. Così, persino dei pensieri semplici, ma violenti, spesso fanno da panacea ai nostri tormenti interiori e, troppo spesso, concretizzarli, anche se se è scomodo ammetterlo, ci fa stare meglio.
Fortunatamente siamo uomini e non riusciamo ad abbandonarci completamente all'impulso di fare della violenza l'arma, lo strumento che lei ci chiede di essere per farci strada nel mondo. Dobbiamo adottare una politica di contenimento, eseguire una quotidiana auto castrazione e aprire altre valvole di sfogo, riconducibili all'arte e all'immaginario.
E' necessario, al fine di salvaguardare della nostra esistenza, riuscire a catalizzare i nostri impulsi violenti e le sofferenze, che potranno anche essere conseguenza di torti subiti ma che di certo saranno causa di nuovi, e far di essi i nostri più intimi freni inibitori, quelli su cui solo noi possiamo intervenire. Parlo di arte in ogni sua declinazione, dalla lettura, alla musica, alla scrittura. Facciamo della violenza un motore creativo che ci dia energia per creare e non per distruggere.
Dobbiamo essere più forti di lei, coscienti che non ci abbandonerà mai, ma camminerà sempre al nostro fianco pronta a intervenire nei nostri momenti di debolezza.
E' una convivenza difficile per una compagna difficile.

5 commenti:

  1. Dopo lo spettacolo di ieri questo video è una passeggiata!
    "...come se la violenza o la sofferenza ad essa legata sia tappa fondamentale del nostro vivere, ed anzi, più volte la incontriamo lungo il nostro cammino meglio è poichè la violenza ci tempra e ci aiuta nelle difficoltà."

    Non so se sia tappa fondamentale, ma di sicuro inevitabile nella crescita della persona. L'innocenza candida non è peculiarità dell'uomo e credo che se esistesse non ci sarebbe tutta quella gamma cromatica di sensazioni, emozioni e pensieri ( con annessi risvolti artistici e pensieri metafisici ) che ci contraddistinguono. La violenza fa parte della natura quasi come bilanciamento al mondo e noi facciamo parte della natura.

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  2. che sia inevitabile nella vita non ci sono dubbi. consapevole che da essa non si possa fuggire, io mi riferivo alla violenza usata come arma da puntare alle nostre tempie, da coloro che continuamente tentano la scalata nella vita.
    Mi riferivo alla violenza che tutti i giorni vediamo in tv o leggiamo sui giornali. quella violenza che ci ammorba e ci fa chiedere in casa. Quella che ci spaventa e ci annienta in casa!
    Mi riferivo alla violenza dei nostri politici, che con le loro parole di odio e le loro leggi non fanno che manipolare le nostre menti e a violentare il nostro pensiero!
    Pensavo alla violenza a cui siamo costretti a sottostare quando la nosrta società ci propone continuamente nuovi cononi estetici e di vita che iolentano i nostri corpi, soprattitto le generazioni più giovani.

    La violenza di cui parli te, quella della natura è una violenza giusta, spesso saggia, che non scende a compromessi e non si lascia domare dall'uomo. E' la violenza che ci fa bene e che noi stiamo sostituendo con la nostra peggiore e incontrollabile!

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  3. Stavo parlando della violenza in generale, compresa anche quella che dici tu. Se non ci fosse anche questa violenza adesso tu, io, altri non avremmo la possibilità di essere la generazione del riscatto. Ultimamente mi sto convincendo sempre più ( vedendo piccoli segnali intorno a me) che noi, la nostra generazione farà la rivoluzione... ci vuole solo ancora un po' di tempo.

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  4. La violenza è una molla, un spinta a cambiare le cose. Te parli di rivoluzione, ma la vera conquista consiterebbe nel non aver bisogno di abbracciare cause contro il sistema, o anche semplicemente doversi difendere da esso! La violenza è sempre più un mero strumento nella mani dell'uomo, che non può e non dovrebbe disporne! moi giovani oggi siamo messi di fronte ad una sfida che supera spesso le nostre capacità: essere in grado di scovae la violenza e smascherarla! E' questo il vero problema che volevo sollevare nell'articolo: non possiamo permetterci di disertare questo conflitto, perchè ne va delle nostre libertà! Io come te i segnali riesco a vederli...quello che mi dispiace è che essi devono purtroppo essere cercati in quegli ambienti, quelle situazioni, in quelle emozioni che non dovrebbero costituire vittime di una violenza!

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  5. Sono d'accordo con Freud: il lavoro, l'arte, le attività umane sono la sublimazione di istinti bassi e terribili... Io trovo di una bellezza sublime questa cosa, trovo sublime che l'uomo si riscatti dalla sua natura esorcizzando in attività innocue la violenza, e trovo ancora più sublime che ci si interroghi a quest proposito.
    Questi chiaroscuri del nostro animo sono spaventosi e al tempo stesso ingenuamente affascinanti.

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