martedì 25 ottobre 2011

La cisterna


Il telefono squillò solo due volte e poi si zittì. Non avrei risposto in ogni caso. Ho ben altro da fare che ascoltare la voce monocorde di operatori sottopagati che propongono i soliti sondaggi di quartiere. Nessun altro mi chiama più, ed è meglio così. L’ultima a farlo fu mia madre: “Tuo padre è morto, sarai contento adesso”, e mise giù. Rimasi qualche istante in piedi con la cornetta poggiata all’orecchio. Avrei dovuto dirle che avrei preferito fosse toccato a lei, così la fatica di alzarmi dal tavolo da lavoro sarebbe stata ricompensata. Ma mio padre non avrebbe chiamato. 

martedì 11 ottobre 2011

Batman

“Ve lo giuro: mio papà è Batman!” ripetevo arrabbiato ai miei compagni di classe. “Perché non mi volete credere?”.
Scoprii tutto sabato mattina. Avevo finto un forte mal di pancia e convinto i miei a lasciarmi a casa da scuola. Di nascosto ero entrato nella loro stanza per cercare la Playstation che mi avevano sequestrato da una settimana. Mi è bastato aprire l’armadio per trovare, appesi all’attaccapanni, il lungo mantello nero, il cappuccio rinforzato con le orecchie a punta e i guanti artigliati. Non ho avuto il coraggio di toccare nulla. Le mani mi tremavano. Continuai le ricerche nelle stanza, senza sapere di cosa, ma di certo non della Play. Solo dopo un quarto d’ora lo realizzai. Da qualche parte doveva esserci l’entrata alla bat-caverna dove mio papà teneva il resto dei gadget, i computer,…la bat-mobile! Era quello il rumore metallico che sentivo ogni sera da almeno due mesi: l’accesso alla caverna che si apriva. Mio padre che scendeva nel suo covo e che si preparava per entrare in azione.
Tommaso mi spinse a terra. “Guardate, il figlio di Batman non riesce nemmeno a stare in piedi!”. Nascosi il  viso per la vergogna. “Dove vai, Robin, perché non usi il tuo bat-artiglio?” Corsi a casa per la vergogna con le risate dei miei amici che mi seguivano in lontananza.
Sapevo che non era una buona idea rivelare il segreto di mio padre, ma non potevo non confidarmi con Luigi. Speravo che lui mi avrebbe creduto e che avrebbe celato il segreto. Saremmo stati fedeli a mio padre e magari un giorno ci avrebbe assoldati entrambi come suoi alleati. Invece quello stronzo lo ha spifferato a tutti facendomi fare la figura dello scemo. Ma io gli porterò le prove, così mi tratteranno come mi merito, altrimenti mio papà li punirà.

Sono le 11 e dovrei dormire da almeno un’ora. Non ho ancora sentito rumori provenire dalla camera dei miei. Forse stasera mio papà non ha ricevuto richieste di aiuto. Ma ecco, la caverna si sta aprendo. Mi fiondo davanti la porta dei miei, giro la maniglia ed entro. Mio padre mi da le spalle, sta in piedi vicino al letto e respira affannosamente. Indossa il mantello che però non gli nasconde le gambe nude. “Papà, tu sei…” ma appena inizio la frase, lui si gira e mi guarda inorridito, “Oh, cazzo!” esclama, e veloce si avvolge nel mantello nero, proprio come fa nei fumetti. “Oh cazzo!”, continua a ripetere coprendosi la bocca e gli occhi con le mani.
Io rimango lì in piedi, impalato. Mia mamma, inginocchiata sul letto, anche lei di spalle, lancia un urlo, si copre le gambe con il lenzuolo e mi guarda con un misto di apprensione e delusione.
La testa mi si svuota per l’emozione, non riesco a pensare a nulla. Mio padre è Batman, ma come potevo immaginare che mia mamma fosse Wonder Woman?