sabato 24 marzo 2012

Un Contatto


Cammino lungo le vie autunnali
di una città ad ogni passo più straniera.
Leggera soffia una brezza che punge fredda.
Mi spinge un po' più avanti,
viaggiatore che ha dimenticato la sua meta.
La gente mi sfiora, veloce mi supera
e mi schiva,
come un ostacolo sulla via.
Non mi guardano.
Fissano i miei piedi per anticipare la direzione che prenderò.
Ottimizzano i tempi.
Si spostano solo a pochi attimi dallo scontro.
Quando posso lo impedisco.


giovedì 22 marzo 2012

Fata Morgana


Siede di fronte a me, qualche posto più in là, vicino al finestrino.
Regge il libro con la mano sinistra. Con il pollice separa le pagine nell’incollatura centrale, e le dita della mano destra accarezzano ogni pagina, lente e delicate; come se per leggere le bastasse toccare l'inchiostro con i polpastrelli. Sorride. La guardo e fantastico sulle sue mani, sulla sua bocca.

martedì 25 ottobre 2011

La cisterna


Il telefono squillò solo due volte e poi si zittì. Non avrei risposto in ogni caso. Ho ben altro da fare che ascoltare la voce monocorde di operatori sottopagati che propongono i soliti sondaggi di quartiere. Nessun altro mi chiama più, ed è meglio così. L’ultima a farlo fu mia madre: “Tuo padre è morto, sarai contento adesso”, e mise giù. Rimasi qualche istante in piedi con la cornetta poggiata all’orecchio. Avrei dovuto dirle che avrei preferito fosse toccato a lei, così la fatica di alzarmi dal tavolo da lavoro sarebbe stata ricompensata. Ma mio padre non avrebbe chiamato. 

martedì 11 ottobre 2011

Batman

“Ve lo giuro: mio papà è Batman!” ripetevo arrabbiato ai miei compagni di classe. “Perché non mi volete credere?”.
Scoprii tutto sabato mattina. Avevo finto un forte mal di pancia e convinto i miei a lasciarmi a casa da scuola. Di nascosto ero entrato nella loro stanza per cercare la Playstation che mi avevano sequestrato da una settimana. Mi è bastato aprire l’armadio per trovare, appesi all’attaccapanni, il lungo mantello nero, il cappuccio rinforzato con le orecchie a punta e i guanti artigliati. Non ho avuto il coraggio di toccare nulla. Le mani mi tremavano. Continuai le ricerche nelle stanza, senza sapere di cosa, ma di certo non della Play. Solo dopo un quarto d’ora lo realizzai. Da qualche parte doveva esserci l’entrata alla bat-caverna dove mio papà teneva il resto dei gadget, i computer,…la bat-mobile! Era quello il rumore metallico che sentivo ogni sera da almeno due mesi: l’accesso alla caverna che si apriva. Mio padre che scendeva nel suo covo e che si preparava per entrare in azione.
Tommaso mi spinse a terra. “Guardate, il figlio di Batman non riesce nemmeno a stare in piedi!”. Nascosi il  viso per la vergogna. “Dove vai, Robin, perché non usi il tuo bat-artiglio?” Corsi a casa per la vergogna con le risate dei miei amici che mi seguivano in lontananza.
Sapevo che non era una buona idea rivelare il segreto di mio padre, ma non potevo non confidarmi con Luigi. Speravo che lui mi avrebbe creduto e che avrebbe celato il segreto. Saremmo stati fedeli a mio padre e magari un giorno ci avrebbe assoldati entrambi come suoi alleati. Invece quello stronzo lo ha spifferato a tutti facendomi fare la figura dello scemo. Ma io gli porterò le prove, così mi tratteranno come mi merito, altrimenti mio papà li punirà.

Sono le 11 e dovrei dormire da almeno un’ora. Non ho ancora sentito rumori provenire dalla camera dei miei. Forse stasera mio papà non ha ricevuto richieste di aiuto. Ma ecco, la caverna si sta aprendo. Mi fiondo davanti la porta dei miei, giro la maniglia ed entro. Mio padre mi da le spalle, sta in piedi vicino al letto e respira affannosamente. Indossa il mantello che però non gli nasconde le gambe nude. “Papà, tu sei…” ma appena inizio la frase, lui si gira e mi guarda inorridito, “Oh, cazzo!” esclama, e veloce si avvolge nel mantello nero, proprio come fa nei fumetti. “Oh cazzo!”, continua a ripetere coprendosi la bocca e gli occhi con le mani.
Io rimango lì in piedi, impalato. Mia mamma, inginocchiata sul letto, anche lei di spalle, lancia un urlo, si copre le gambe con il lenzuolo e mi guarda con un misto di apprensione e delusione.
La testa mi si svuota per l’emozione, non riesco a pensare a nulla. Mio padre è Batman, ma come potevo immaginare che mia mamma fosse Wonder Woman?

martedì 10 maggio 2011

Tentativo di esaurire un tentativo di esaurimento

La data: 18 ottobre 1974
L’ora: 10h 30
Il luogo: Bar Tabacchi Saint-Sulpice
Il tempo: Freddo secco. Cielo grigio. Qualche schiarita.

Vedo Perec seduto ad uno dei tavolini esterni. Sono cinque. Il numero di sedie per tavolino è variabile. Tovagliette color crema. Un posacenere per tavolo. Sul suo tavolo una tazzina di caffè ormai freddo. Due coppiette allegre.
La vetrata del bar riflette ciò che le passa davanti. Perec lo trascrive sul suo taccuino. Le pagine ingiallite. La stilografica scorre velocissima. Inchiostro nero, alcune macchie sui margini. La calligrafia come un encefalogramma impazzito. Sguardi che si alzano e si abbassano frenetici.
“Monsieur, desirez-vous?”
“Ce n’est pas le moment”
Parole su parole. Frasi che si ripetono perché le scene si ripetono. Occhiate veloci e nervose: autobus, slogan, persone, borse, baguettes, giornali, veicoli a due e quattro ruote, un bassotto, turisti giapponesi. La lingua entra ed esce dalla bocca. Un massaggio al polso.
Momento di calma. (Stanchezza?)
Pausa.
“Garçon?”

lunedì 2 maggio 2011

Dreambox

<< Stanchi della vostra esistenza? La realtà in cui vivete si fa ogni giorno sempre più opprimente? Quel banale ma indispensabile senso di gratitudine che provate nello svegliarvi la mattina si affievolisce sempre più? Passate ore ed ore nella più totale apatia sperando che un avvenimento improvviso vi liberi finalmente dalla frustrazione per la solita routine, alla quale ormai siete inevitabilmente sottomessi? Il malessere vi si appiccica addosso appena scendete dai vostri letti di sudore e non si stacca fino a sera, quando potete finalmente tornare a coricarvi e fuggire da questa realtà solo per rimanere intrappolati nelle vostre squallide fantasie notturne? I vostri incubi sono l’unico barlume di speranza nella vostra troppo reale sopravvivenza? Da oggi finalmente la vostra vita potrà cambiare!

domenica 1 maggio 2011

Riflessi

Prigioniero tra infiniti specchi
Spezzato
Mi confondo nei loro riflessi
Sfumato

Il mio io tento di riconquistare
Timoroso
Solo sfioro le parti di me più care
Orgoglioso

Mi osservo da inedite angolature
Frammentato
Il mio essere tra schegge e paure
Ho sotterrato

Denudato delle certezze passate
mi compatisco
Riscopro antiche ombre celate
E poi svanisco

L'estetica geometrica

La luce contrasta dolorosamente con le zone d’ombra. La percezione della profondità è annullata. Un vaso rosso sangue, sospeso al centro del componimento, catalizza su di sé tutta l’attenzione, quasi lievitasse.
Partendo dai quattro angoli, i bracci di una croce greca attraversano l’istantanea, si sovrappongono ai rami della pianta investita dalla luce abbagliante, e fanno del vaso il loro centro matematico.
La figura nera di una donna in controluce stona nella natura morta. E’ troppo impegnata a vivere la quotidianità, con i suoi gesti ordinari, per partecipare al miracolo geometrico.

giovedì 17 marzo 2011

Un sogno (o Incubus)


Faccio fatica ad addormentarmi. Mi capita spesso ultimamente. Sarà per il troppo caffè, ma non riesco a rinunciare a quell’aroma amaro e deciso che mi ricorda ad ogni sorso, quello che non sono.

La giornata è bellissima, carica di un’atmosfera autunnale che non si è dimenticata dell’estate appena trascorsa e che, con il suo cielo terso, ancora riscalda abbastanza da permettere ad un intero bucato di asciugarsi al sole o di abbronzarsi mentre una piacevole brezza accarezza le pagine di un libro.

domenica 13 febbraio 2011

Basta!

Non possiamo più accettare che nonostante tutti gli scandali e il ridicolo che il nostro Primo  Ministro getta sulla nostra nazione, continui imperterrito a presiedere alla Presidenza del Consiglio. È davvero il caso di dire basta, di farlo tutti e con convinzione. Basta!
I magistrati di Milano hanno chiesto che venga messo sotto processo per reati che ci si aspetterebbe da un dittatore dell’America Latina: prostituzione minorile e concussione. Il nostro Premier mantiene un controllo totale dei media di informazione, applica politiche censorie e sfrutta il suo potere istituzionale per fini privati e personali, approva leggi che limitano l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, e centralizza tutto il potere nelle sue mani.