martedì 10 maggio 2011

Tentativo di esaurire un tentativo di esaurimento

La data: 18 ottobre 1974
L’ora: 10h 30
Il luogo: Bar Tabacchi Saint-Sulpice
Il tempo: Freddo secco. Cielo grigio. Qualche schiarita.

Vedo Perec seduto ad uno dei tavolini esterni. Sono cinque. Il numero di sedie per tavolino è variabile. Tovagliette color crema. Un posacenere per tavolo. Sul suo tavolo una tazzina di caffè ormai freddo. Due coppiette allegre.
La vetrata del bar riflette ciò che le passa davanti. Perec lo trascrive sul suo taccuino. Le pagine ingiallite. La stilografica scorre velocissima. Inchiostro nero, alcune macchie sui margini. La calligrafia come un encefalogramma impazzito. Sguardi che si alzano e si abbassano frenetici.
“Monsieur, desirez-vous?”
“Ce n’est pas le moment”
Parole su parole. Frasi che si ripetono perché le scene si ripetono. Occhiate veloci e nervose: autobus, slogan, persone, borse, baguettes, giornali, veicoli a due e quattro ruote, un bassotto, turisti giapponesi. La lingua entra ed esce dalla bocca. Un massaggio al polso.
Momento di calma. (Stanchezza?)
Pausa.
“Garçon?”

lunedì 2 maggio 2011

Dreambox

<< Stanchi della vostra esistenza? La realtà in cui vivete si fa ogni giorno sempre più opprimente? Quel banale ma indispensabile senso di gratitudine che provate nello svegliarvi la mattina si affievolisce sempre più? Passate ore ed ore nella più totale apatia sperando che un avvenimento improvviso vi liberi finalmente dalla frustrazione per la solita routine, alla quale ormai siete inevitabilmente sottomessi? Il malessere vi si appiccica addosso appena scendete dai vostri letti di sudore e non si stacca fino a sera, quando potete finalmente tornare a coricarvi e fuggire da questa realtà solo per rimanere intrappolati nelle vostre squallide fantasie notturne? I vostri incubi sono l’unico barlume di speranza nella vostra troppo reale sopravvivenza? Da oggi finalmente la vostra vita potrà cambiare!

domenica 1 maggio 2011

Riflessi

Prigioniero tra infiniti specchi
Spezzato
Mi confondo nei loro riflessi
Sfumato

Il mio io tento di riconquistare
Timoroso
Solo sfioro le parti di me più care
Orgoglioso

Mi osservo da inedite angolature
Frammentato
Il mio essere tra schegge e paure
Ho sotterrato

Denudato delle certezze passate
mi compatisco
Riscopro antiche ombre celate
E poi svanisco

L'estetica geometrica

La luce contrasta dolorosamente con le zone d’ombra. La percezione della profondità è annullata. Un vaso rosso sangue, sospeso al centro del componimento, catalizza su di sé tutta l’attenzione, quasi lievitasse.
Partendo dai quattro angoli, i bracci di una croce greca attraversano l’istantanea, si sovrappongono ai rami della pianta investita dalla luce abbagliante, e fanno del vaso il loro centro matematico.
La figura nera di una donna in controluce stona nella natura morta. E’ troppo impegnata a vivere la quotidianità, con i suoi gesti ordinari, per partecipare al miracolo geometrico.