domenica 26 aprile 2009

Stimoli senza un senso...

E' strano! A sole due pubblicazioni, già ho ricevuto simpatie e frasi di sostegno per il blog, per altro da parte di due belle ragazze, che dovrei ringraziare. O forse no? In fondo, a causa loro ora mi trovo costretto, in un certo senso, a dare appunto un senso a questo blog, poichè gli incoraggiamenti sono arrivati, è vero, ma sono stati accompagnati da espressioni del tipo "però non ha senso quel che dici, va bene divagare, ma devi dare un motivo al lettore per seguirti, per leggerti...". Hanno ragione, ma più di ammettere di scrivere solo per le molteplici sensazioni che lo scrivere mi regala, non so proprio che fare, e poi una divagazione che contenga un senso non sarebbe degna di chiamarsi tale per il semplice motivo che non sarebbe una divagazione: sarebbe qualcosa con un senso! Una sensogazione!
La piega che questo post ha preso mi impone allora di riflettere e di definire questo termine tanto ridondante nello scritto: Senso.
Cos'è un senso? Un senso, per chiunque abbia la patante, è appunto una direzione. Una linea tracciata da seguire. Un modo, una caratteristica che permette di ricomporre i pezzi di un puzzle. Una facoltà che permette di percepire, recepire, elaborare e se necessario rielaborare degli stimoli.
Insomma qualcosa di fico, no?
E' davvero un peccato che proprio qualcosa di così affascinante e fico, come un senso, non si possa trovare in queste mie pagine. La cosa mi potrebbe pure fare arrabbiare.
Diventa pertanto necessario strabilire che tipo di senso debba permeare il mio modo di scrivere e di divagare. Consideriamo che il senso "vista" (non so in che posizione si collochi nella classifica dei 5 più famosi), al momento della lettura debba esserci per forza.
Magari i miei post necessitano di un senso "orario", prendendo una particalare direzione, oppure di uno "antiorario", !artla'nu enodnednerP
Magari quello che manca è un senso "logico" secondo cui ad ogni affermazione corrisponde un pesce che cammina su un filo. A me sembra ci sia tutto, come pure c'è tutto quello "linguistico": rispetto tutti i diversi piani linguistici di cui il linguaggio umano si compone: fonetico, morfologico, sintattico e semantico. Ma un attimo, fermi tutti! "Semantico"? Qui c'è un problema evidente, in quanto, se rispetto le regole semantiche e quindi quelle del significato, secondo un senso logico, questo post deve, per forza di cose, avere un senso! Procedendo poi in questo senso, allora mi viene da domandarmi: Perché la gente mi accusa di non dare un senso a ciò che scrivo?
La divagazione deve avere quindi un senso, un senso che è suo e suo soltanto. Perché se un vagabondo nel suo vagabondare, segue determinate vie compie determinate scelte; scelte che non lo condurranno in nessun luogo, ma che di certo lo accompagnano nel viaggo. Viaggio che, in mancanza di una destinazione, non ha fine...

14 commenti:

  1. Senso? Perchè esserci un senso? Se dai un senso ti incanali in un ordine. Un ordine prestabilito, un canale con una sola uscita, quella del senso. Senso che potrebbe bloccare la nascita o peggio ancora la pubblicazione di prelibatezze letterarie.

    GIAMMAI!

    RispondiElimina
  2. aaah e allora perdiamoci tra le finezze semantiche che tanto vi piacciono.... :P
    "senso" è qualcosa che dà definizione, corposità, non un appiattimento cerebrale a qualcosa di già prestabilito.
    dà una direzione, tutto qui.
    ognuno poi lo può interpretare come vuole... ma, come detto dall'autore del blog, "Anche il non dare un senso implica un senso!" (insomma, più o meno ha detto questo... credo)
    ...dal senso non si scappa! ;)
    ciao leonardo :)

    RispondiElimina
  3. Si, ma questo "senso" chi lo da?
    E' questo, secondo me l'errore di fondo che si confonde l'interpretazione con il senso. Che ognuno lo interpreti come meglio creda non si discute e soprattutto non si transige, ma questo non è il senso: è l'idea(platonica) che il lettore ( o chi per esso, dato che ci riferiamo a tutta l'arte e oltre) fonde con l'opera stessa. Chi lo da il senso? ognuno di noi da il senso? No ognuno di noi lo interpreta, ma il senso lo deve dire esprimere o celare l'opera stessa. Anche il non dare un senso implica un senso è la strada giusta per lasciare che il senso si espliciti a noi....
    se vuole.

    Ciao Marina!! hehehe ;P

    RispondiElimina
  4. E' di certo una riflessione con cui l'artista deve confrontarsi. E' sufficiente creare "arte" (passatemi il termine) e aspettare che qualcuno per lui la riempia di segnificati, o è l'artista che deve indicare la via? E in questo caso ha l'artista la possibilità di correggere il lettore, o dipende solamente da esso, nel bene (riconoscendone l'arte) o nel male (cestinandola)? L'interpretazione è l'idea che lo spettatore fonde con l'opera, ma questa è puramente spontanea o è l'opera o l'autore a indicare il "senso" giusto? E se questo manca?...c'è di che riflettere...
    grazie!

    RispondiElimina
  5. secondo me, è assolutamente il lettore a dare il senso!
    ma ciò che è fondamentale, e tra l'altro inevitabile (quindi in fin dei conti non ci sarebbe nemmeno bisogno di disquisirci tanto... ma così fan tutti), è l'impronta iniziale che l'autore (be' in generale l'artista) dà a ciò che scrive. io lo posso chiamare senso, tu lo puoi chiamare interpretazione, entrambi ci giriamo attorno:
    l'artista plasma la propria creatura dandole un proprio significato; la creatura gira per il mondo celando in sé il significato con cui l'ha creata l'artista ma disegnando su sé stessa miriadi di altre piccole sfaccettature, che come tanti specchi rendono evidente a qualcuno un aspetto che al suo prossimo resterà sempre celato. così si creano già due nuove interpretazioni, e nel frattempo l'opera gira di mano in mano, ingravidandosi e allargandosi sempre più carica di senso. lei si arricchisce, diventando sempre più complessa,
    e noi ci facciamo taaante "seghe mentali"! :)

    RispondiElimina
  6. Tutto segue il filo della logica secondo il quale l'artista plasma l'opera. Io però non sono di quel filone. Per me l'artista è opera, per cui l'opera stessa è parte dell'autore( emozioni, ricordi, vita vissuta) e come tale indipendente da tutto ciò che la circonda. Essa dipende sostanzialmente da se stessa. E' nata in un momento dell'autore secondo alcune idee in un determinato giorno momento o periodo, passato il quale quell'opera non sarà mai più( o meglio non sarebbe mai stata) tale. L'artista non plasma l'artista è. l'opera è. Questa discussione l'ho già fatta diverse volte e tutti con quelli del classico: sorge spontanea la domanda: difetto di fabbrica? [ =) ] Perfettamente concorde che l'opera cela in se il senso. Le sfaccettature sono le varie interpretazioni che noi tutti guardando, leggendo( o quel che deve essere), abbiamo sull'opera grazie alle nostre esperienze i nostri pensieri, le nostre emozione. tolti noi si tolgono le sfaccettature e l'opera rimane se stessa nel silenzio di nessuno perchè di nessuno necessita per avere un senso. SENSO e INTERPRETAZIONE sono due cose differenti, altrimenti non sarebbero due parole distinte, molto vicine di significato, ma con quella sfumatura che le porta su strade diverse. Per dire: la mia nuova macchina o la mia macchina nuova non sono la stessa frase. Nascondono quella sfumatura che potrebbe essere fondamentale.
    [...]la poppa in suso e la prora ire in giù, com'altrui piacque, in fin ch'el mar fu sopra noi richiuso

    Kop

    RispondiElimina
  7. (pensavo di risponderti domani, ma se sei malato e ospedalato!...) per questo mi strema questo tipo di discussioni.... ho sempre la netta impressione di star dicendo esattamente la stessa cosa di quello che sostiene l'altro, o comunque di essere lì lì...
    anch'io credo che l'opera d'arte si annulli se resta chiusa in se stessa, senza aprirsi all'interpretazione del "fruitore" (grazie mattia!) e concordo sul fatto che sia portatrice indipendente di valori, messaggi, ricordi rispetto all'autore.
    resta il fatto che credo che sia l'autore a dare il via a tutto questo, che sia lui a dare con il suo atto supremo di creazione quantomeno un filo conduttore che guiderà le interpretazioni degli altri, per analogia o per opposizione.
    per la storia delle finezze semantiche, con me lasciano il tempo che trovano. cinque anni di classico e ancora mi trovano piuttosto sull'insofferente :)

    RispondiElimina
  8. ahah... mi sa che ho capito male quello che hai detto a proposito di "tolti noi si tolgono le sfaccettature e l'opera rimane se stessa nel silenzio di nessuno perchè di nessuno necessita per avere un senso"...
    quindi effettivamente abbiamo visioni opposte :)

    RispondiElimina
  9. èggià.... OPPOSTE.

    La mia è quella giusta! Senza ombra di dubbio

    RispondiElimina
  10. siamo passati alle affermazioni parziali prive di giustificazione? :D ci sto...
    è ovvio come la mia sia quella vincente!
    la parola al moderatore

    RispondiElimina
  11. questo dimostra solo la mia tesi e che quelli che hanno il potere trovano giustificazione nel potere stesso... banale..

    RispondiElimina
  12. Proviamo a tirare un po' le somme, il tutto partendo dal presupposto che non esiste un vincitore. Come è giusto, il moderatore deve adottare una posizione relativista e di conseguenza accettare queste due (e chissà quante altre) prese di posizione, in quanto antrambe giustificabili e degne di rispetto! Forse dare un "senso" a queste riflessioni è qualcosa che va oltre la mia portata. Credo tuttavia che ancora una volta la verità stia nel mezzo. Risulta necessario trovare un'equilibrio. Forse possiamo semplicemente riassumere il tutto e cercare di venirci in contro: L'opera d'arte cela o palesa un senso proprio, semplicemente perchè esiste; senso che l'artista dà all'opera stessa e che di certo continua a sussistere anche nel buio di una stanza: l'arte è arte nel momento in cui viene concepita e non nel momento in cui viene esposta al pubblico e alla critica. L'arte è arte, sempre! Ma un albero che cade nella foresta e nessuno l'ha sentito, è caduto davvero? Ed esistava prima? L'arte deve essere fruita, perchè se è vero che esiste anche se in absentia di interpretazione, è proprio nel momento in cui qualcuno ha la possibilità di criticarla, che essa è completa. Così si spiegano le infinite interpretazioni che ad un opera si possono dare, perchè il concetto di arte per amore dell'arte diventa un concetto viziato nel momento in cui quest'arte diviene fruibile. Senso e Interpretazione sono due cose distinte, ma entrambre a mio parere, devono concorrere a rendere artistica l'arte.

    RispondiElimina
  13. ecco, intendevo questo!! certo l'opera, anche non fruita, sussiste in sé, ma in modo potenziale e non attuale. quindi è come se non esistesse. per me è così: se il benedetto albero cade nella benedetta foresta senza che nessuno lo senta, ecco, è Come se non sia mai accaduto. ah, dire Come se non vuol dire E' così. so bene che in realtà il fatto è così, che la santa opera è superbella eccetera, ma... è Come se non lo fosse. finché qualcuno non apre la mistica copertina, l'opera rimane un insieme di fogli. è il lettore a dare la celebre Interpretazione. quindi è Come se la costruisse, la nostra simpatica interpretazione.
    rimettersi al potere costituito è una classica via di fuga che amo usare quando la diatriba si fa per me troppo coercitiva e potenzialmente volgibile al peggio ;) grazie moderatore. leonardo, complimenti per la parlantina (forma triviale della retorica)!

    RispondiElimina