lunedì 20 settembre 2010

La scatola

Tobia, il cagnolino di Eli, di certo non brillava per intelligenza. Basta pensare a come perde subito di vista la pallina che gli si lancia a pochi centimetri dal muso o a come si ferisca continuamente cercando di azzannare i ricci che trova nel giardino. Stavolta però aveva dimostrato la sua utilità.
Giampi ed Eli, esasperati dal continuo, decisero di abbandonare per un po’ il loro nuovo album da colorare ed uscire a vedere chi o cosa attirava così insistentemente l’attenzione del cucciolo.
Sarebbe più corretto ammettere che solamente Eli colorasse, per altro con poca cura per l’estetica, il suo album, attribuendo a se stessa, e non alla chimica delle pagine, le doti magiche che facevano cambiare inchiostro al pennarello a seconda della porzione di disegno su cui faceva scorrere freneticamente la punta. Intanto Giampi aspettava impaziente il suo turno per esercitarsi nelle sue abilità magiche con il pennarello. Turno che sospettava non sarebbe mai arrivato.


Purtroppo per Giampi, Eli era più grande di ben 11 mesi e ciò lo rendeva indiscutibilmente il “fratellino minore” con tutte le conseguenze che tale status comportava. Dopo 8 lunghi anni, Giampi aveva concluso che l’aspetto peggiore era il dover fare tutto quello che Eli gli ordinava, in caso contrario la padroncina avrebbe raccontato qualche bugia a papà che, quanto a punizioni, ci sapeva indubbiamente fare. Era il suo schiavetto e non poteva farci niente.
Usciti di casa raggiunsero con Tobia che abbaiava, tutto euforico e scodinzolante, alle radici della vecchia quercia.
“Avrà visto uno scoiattolo!”
“Scemo, gli scoiattoli stanno sui rami, mica sottoterra. Deve esserci qualcosa qui sotto!” – Come sempre Eli aveva ragione ed andava assecondata, sia si trattasse della scelta al gioco in cui cimentarsi, sia che si trattasse dell’operazione che un problema di matematica richiedeva per essere risolto, anche se questo per Giampi significava noia nel primo caso ed un pessimo voto nel secondo. Tuttavia era indubbio che l’attenzione del cagnolino era calamitata su qualcosa che stava nascosta sotto terra e che voleva essere riportata alla luce.
“Dai, scava!” – ordinò Eli. Giampi scavò.
Non ci volle molto perchè l’oggetto di qualche sforzo e un paio di piccoli tagli alle mani di Giampi, si mostrasse ai due bambini.
“Che cos’è? Dai, fammi vedere! Cos’è?” – la voce rotta dall’emozione. Con difficoltà Giampi cercava una chiara visione della ricompensa per i suoi sforzi, ora gelosamente nascosta tra le mani di Eli, dopo che lei gliela ebbe strappata di mano con arroganza. Come sempre faceva.
“Aspetta, lasciami guardare!” – anche nella voce di Eli si riconoscevano note di emozione dovute allo stupore per quella strano oggetto.
La reliquia si presentava come una comunissima scatola rettangolare, ricoperta di finissime incisioni in rilievo e con l’intera superficie che emanava ipnotici riflessi dorati. Stranamente essa non presentava serrature o lucchetti e nemmeno dei cardini che lasciavano ipotizzare la presenza di un coperchio. Era un corpo unico. Dal peso però sembrava che non fosse vuota all’interno e che scuotendola si sentisse un leggero tintinnio metallico.
“E’ di certo una scatola, anche se…” – azzardò Giampi incerto.
“Scemo, se fosse una scatola si dovrebbe aprire, invece qui non c’è nemmeno un coperchio!”
“E allora dimmi te che cos’è visto che sei così intelligente!”. Eli raccolse la palla al balzo. Se era più grande un motivo c’era e anche Giampi lo capiva.
“Secondo me, è il regalo che mamma ha comprato per il mio compleanno e che ha nascosto qui così che io non lo trovassi prima di dopodomani. Contiene di certo una bambola super bella, ne ho visto anche la pubblicità in tv oggi e Cinzia ne ha una identica!”
“Non è vero, ti stai inventando tutto!” – ribattè Giampi, stanco di dover sopportare le bugie della sorella e vergognandosi allo stesso tempo di non averne ideata una altrettanto valida per primo. Subiva profondamente il confronto con la sorella e l’idea che con lei non l'avrebbe mai avuta vinta gli stringeva il cuore.
“Ti dico di no e in ogni caso la scatola è mia e me la tengo io! Se davvero ti interessa tanto, trovati la tua così ci fai quello che vuoi!”
Lacrime di rabbia velavano gli occhi di Giampi.
“Non dirmi che adesso ti metti pure a piangere? Sei davvero una femminuccia!”
Giampi non riusciva più a trattenere le lacrime che ora fluivano copiosamente lungo le guance arrossate. Vedendole Eli lanciò una violenta risata. E’ vero che Eli è sempre stata prepotente nei confronti del fratellino, ma poi, alle prime lacrime, lei si dispiaceva, si sedeva al suo fianco e scherzava di nuovo fino a che tornava calmo. “Fai un sorriso!” diceva pregandolo. Giampi tirava un po’ su col naso, si faceva forza e ne abbozzava uno, che non era mai all’altezza di quelli veri, ma era il massimo che gli veniva. Lei allora per ricompensa gli schioccava un forte bacio sulla guancia e Giampi tornava a sorridere di nuovo. Quei baci gli facevano dimenticare ogni cosa e mai si sentiva felice come in quei piccoli ma significativi momenti: erano la prova che in fondo Eli gli voleva bene e lui si ricordava di volergliene un sacco. Questa volta però, per quante lacrime avrebbe versato, comprese che Eli non gli avrebbe chiesto di sorridere, né gli avrebbe schioccato alcun bacio.
“Che ti prende Eli?” – Solo dopo aver concluso, Giampi si rese conto di avere quasi urlato la domanda.
Eli era in preda ad una risata isterica, una risata che veniva da molto lontano che riconduceva a civiltà antiche ora sepolte dal tempo.
Tobia, che fino a poco prima abbaiava, ora guaiva intimorito del comportamento dei due padroncini. Il suo istinto registrava la paura nel cuore di Giampi, mentre non riconosceva più la padroncina, come se si fosse sostituito a lei un essere antico, un essere di puro odio. Anche la scatola sembrava risentire dello stato d’animo di Eli ed i riflessi, prima dorati, ora emanavano sfumature rossastre. In poco tempo un colore rosso sangue ricoprì completamente la superficie e un alito di fumo cominciò ad uscire da tanti minuscoli forellini. La scatola bruciava tra le mani della bambina che, nonostante il dolore, non smetteva con quella sua spaventosa risata. Tobia si rifugiò sotto le scale dell’ingresso.
Giampi era terrorizzato. Perché Eli continuava a ridere di lui? Perché non la smetteva con quella risata?
“Ti prego Eli, basta! Mi fai paura!” – fu allora che si accorse dei mutamenti della scatola e del sangue che scendeva, copioso, dalle mani di Eli. Era la scatola!
“Eli, è la scatola!” – urlò Giampi. – “Guarda le tue mani!” - se così si potevano ancora chiamare. Le mani, infatti, ora sembravano sparire all’interno della scatola, diventando una cosa sola con essa. Le strane incisioni si allungavano lungo le piccole dita e scavavano dei profondi tagli nella pelle. Come radici che traevano linfa dalla terra, le incisioni alimentate dal sangue di Eli, inesorabili avanzavano fino ai polsi.
“Vuoi la mia scatola?”
“No, Eli, non la voglio! Voglio che la butti! Ti prego!” – implorava Giampi disperato.
“Ho capito! Tu vuoi la mia scatola, il regalo che mamma mi ha fatto per il mio compleanno, perché sei invidioso!”
“NO!”
“Solo perché sei più piccolo, credi di poter avere tutto quanto? Pensi che ti basti frignare perché tutti facciano quello che vuoi tu?”
“TI PREGO, Eli!”
Una luce del colore del sangue investì Eli e lei urlò. Giampi le si buttò contro nel tentativo di strapparle dalle mani la scatola, ma lei la alzò al cielo e la scagliò con forza contro di lui. Giampi cadde senza vita ai suoi piedi. Non un gemito uscì dalla sua bocca. Il sangue intrise i capelli biondi e cominciò a scendere copioso lungo la fronte.
La scatola brillò incandescente. Un secondo lampo, più forte del primo, circondò Eli. Questa volta, quando si spense, della scatola e di Eli non rimasero tracce.

Passato il pericolo, Tobia lasciò il suo nascondiglio. Lentamente, scodinzolando, si avvicinò al padroncino steso a terra. Con il musetto gli sfiorava il volto, i capelli smossi dal suo fiutare. Tentò di svegliarlo leccandogli prima il viso, poi le mani, ma invano. Si sdraiò vicino al corpo immobile ed aspettò.

2 commenti: