lunedì 30 novembre 2009

La vita dentro

Lentamente, nascondendo il volto fino al naso sotto a questa sciarpa rude, ma comunque eccellente schermo contro il freddo pungente di questo dicembre che pare infinito, sfilo dalla giacca interna il porta sigarette. Ci sono estremamente affezionato: custodendolo vicino al cuore ho viaggiato per il mondo, ho stretto mani di persone che mi sono diventate amiche e colpito al volto altre a cui ora sarei disposto a chiedere perdono; insieme a lui sono riuscito ad affrontare questa terribile prigionia che è la vita. Lo tengo in mano e accarezzo le adorate lettere incise sul suo dorso metallizzato, "Per Sempre" dicono.
Lo possiedo da anni e ancora oggi, dopo tutto quello che abbiamo passato, la chiusura tiene perfettamente. Solo un click secco, ma perfetto, deciso come una sentenza, ed è aperto.
12 sigarette, disposte ordinate come proiettili in un caricatore, sono tenute strette all'interno del coperchio da una striscia elasticizzata che le riga di rosso come una lacrima di sangue. Sangue...
Le scorro con lo sguardo, ad una ad una, mentre con delicatezza sfilo quella centrale, quella che mi sembra la più bella. Chiudo. Click.
Mi rigiro la sigaretta tra le dita, la stringo; la strofino come il dito di una bella donna, e la intrappolo tra le labbra, come baciassi un capezzolo. Sto facendo l'amore per l'ultima volta.
Mi guardo intorno. Attraverso il filtro posso già sentire il sapore del tabacco penetrarmi tra le labbra con il suo forte aroma, impregnando la saliva e dandole gusto. Finalmente riesco a deglutire; che sensazione liberatoria!
Il giovane in uniforme mi si avvicina: sembra un po' imbarazzato e impaccia in movimenti che l'addestramento avrebbe dovuto rendere fluidi e impeccabili in ogni circostanza. Cerco di non metterlo a disagio. Mi parla in quella maledetta lingua di cui ho sempre detestato ogni singolo fono: mi vuole far accendere. Il mio sguardo fermo incrocia il suo e per un attimo lo fa vacillare. Il fiammifero non si illumina al primo tentativo e questo mette il giovane ufficiale in una maggiore agitazione. Dal modo in cui le mani gli tremano avrebbe spezzato tutti quelli della scatola. Allungo una mano che nel movimento si trascina dietro l'altra, inscindibilmente legate tra loro da un paio di manette fredde e dalle serrature inviolabili. Addolcendo lo sguardo, con un cenno del capo così trasparente e puro per cui ogni parola sarebbe stata superflua, mi faccio consegnare il nuovo fiammifero che tiene in mano. Il giovanotto con una ritrovata serenità me lo porge, fa due passi indietro e mi saluta come farebbe con un suo superiore. Io ancora non distolgo lo sguardo dai suoi dolci lineamenti: è giovane, lo è davvero! Prego con forza affinché possa vivere felice e nelle mie religiose suppliche auguro gli tutto il bene che avrei voluto per la mia gente, e per cui così tanto ho lottato. Lui sembra aver sentito tutto, come avessi parlato a voce alta. Due lacrime scendono dai suoi occhi e gli rigano il viso, ma non di rosso come l'elastico del mio porta sigarette: sono lacrime sapide che non hanno il sapore metallico del sangue. Sono le lacrime che la generazione di domani versa per la mia, quella di ieri; l'oggi è il giorno dedicato a questa sublime cerimonia che ne celebra la sacra unione; unione che non sarà più...
Sfrego con il pollice il cappello azzurro zolfo del fiammifero e contemplo per pochi istanti la fiamma che permetterà alla vita di scorrermi dentro per l'ultima volta. Avvicino quel fuoco alla sigaretta proteggendolo dalle sferzate gelide di questo terribile dicembre, inverno anche della mia vita.
Brucio la punta.
Aspiro.
Trattengo il fiato.
Alzo lo sguardo: 5 fucili puntano le loro bocche verso di me pronti a ruggire dalle loro canne nere di morte. L'ordine viene dato, una mano di colonnello cala con vigore sferzando l'aria, tagliente come una lama.
Le bocche urlano. Il giovane ufficiale serra gli occhi.
Per l'unica volta nella mia vita non ho espirato...

1 commento:

  1. Sai che ho la lacrima facile, ma io credo che esista lacrima facile e lacrima facile. Questa, in particolare, è alquanto seria. Mi brucia gli occhi non so se per invidia o per gioia, mi raschia la gola in modo dolce e soffocante. Perché certi passaggi mi hanno immobilizzata. Perché il miglioramento è estremamente percepibile, quasi spaventoso. Ti è bastata qualche lettura impegnativa per arrivare a scrivere così. Ciò che riuscirei a muoverti è davvero ben poco - quel "con una bella serenità" che non rende - perché, per il resto, stai trovando la tua via. C'è un inizio e c'è una fine, è uno spaccato perfetto, ben equilibrato, profondo. Mi sento un attimo stringere la gola e da una parte questa lettura mi fa ancor più ritrarre nell'inattività - neanche a mettersi a competere con uno scritto così - dall'altro mi riempie di fierezza. Be', non la fierezza boriosa di una madre nei confronti del figlio che ha troppo dei buoni risultati agli esami. Una fierezza gratuita, direi. Mentre ti guardo da un angolo in ombra, ti guardo sbozzolarti nella luce e respirare e incantare.

    RispondiElimina