lunedì 12 ottobre 2009

Confessioni di una mente ingannata

Che gioia…
Lo dico davvero e lo ripeto: Che Gioia!
E invece no…
Ormai non riesco più a capire nulla. Qualunque stimolo mi è completamente indifferente e niente, proprio niente è più in grado di tirarmi fuori da questo pozzo nero nel quale spanna dopo spanna mi sono calato…
Sto male, sto bene; non riesco più a capirlo. La mia mente è vittima di una confusione che neanche la stanza di un adolescente disordinato: è piena di oggetti, di ricordi, di sogni, di aspirazioni, di dolori…soprattutto di dolori…ma non è più possibile riordinarla, ormai tutto è fissato, bloccato nel suo spazio e ricoperto dal proprio strato di polvere; e io non me la sento di spostare nulla, anche solo di spolverare, perché so che mettere le mani in certi posti può rivelarsi molo doloroso.
Non riesco a spiegarmi, non so nemmeno cosa voglio dire. Quello che so però è che non posso fare altro che continuare, continuare a farmi del male.
Devo essere scemo, non ci sono altre spiegazioni! Devo essere uno scemo per non riuscire a comprendere anche io quello che così istintivamente hanno capito tutti gli altri per essere così diversi da me…Perché non posso essere anche io come loro? Perché per una volta non posso stare come stanno gli altri e smettere di essere me stesso?
Perché?
Odio il modo in cui questa terribile domanda “Perché?” possa essere posta all’infinito!
So benissimo che tutti hanno i loro problemi, i loro momenti bui, eppure sono convinto che nessuno li viva come li vivo io, e allora perché io non posso soffrire come loro?
Devo essere di certo impazzito! Questo continuo e terribile sentimento di frustrazione deve aver condotto la mia mente in un luogo malsano, in una zona paludosa, ed ora non sono più in grado di ritrovare la strada che mi ci ha condotto, perché da persona stupida quale sono non ho prestato attenzione nell’individuare o nel lasciare lungo il triste cammino dei punti di riferimento (chessò, magari seminando briciole di pane, oppure incidendo la corteccia di qualche albero). Sempre più oggi invece mi sto convincendo di non aver intenzionalmente prestato attenzione, perché inconsciamente io volevo perdermi, raggiungendo ad occhi serrati un luogo dal quale difficilmente sarei riuscito ad uscire…e devo dire di esserci riuscito: missione compiuta?
Ma chi voglio prendere in giro? La risposta la conosco: Me stesso!
E’ tutta la vita che lo faccio, da sempre l’unico obiettivo che la mia mente, aiutata dall’immaginazione, si è proposta, è stato quello di mentire, di mentire a l’unico essere al mondo che conosceva la verità: Io. E’ un concetto estremamente difficile da spiegare ma cercherò di farlo, e forse questo mi aiuterà a migliorare la mia situazione, o a peggiorarla ulteriormente, a seconda di chi io sia in questo momento…
Io non esisto più, di questo sono convinto (lo so!); forse un tempo sì, magari fino ai 10 anni, ovvero di quel periodo di cui ormai, lo giuro, non ricordo quasi nulla: a voi sembrerà incredibile, ma io se provo a pensarci, anche intensamente, non ho praticamente nessun ricordo del mio io fisico ed emotivo, a parte qualche flash! Lo so, vi sembrerà assurdo, ma ogni volta che penso a me da piccolo mi vengono in mente solamente le parole con cui i miei familiari mi descrivono o le solite 3 o 4 foto che vedo costantemente girovagando per le stanze di casa mia; per il resto sono solo istanti, piccoli estratti emotivi, sensazioni legate a qualche cosa che mi è capitato di cui mi sono oscure le dinamiche. Mi rendo conto che questa possa ricordarvi la trama di un banale film, e di certo il cinema ha influenzato non poco la mia vita, forse più di quanto io (?) non sia disposto ad ammettere, ma quello che provo ora è come fosse in risultato di un tentativo di intrusione da parte di una qualche forza, che ha rimaneggiato con i miei ricordi e che ha fatto casino; solo che mentre il cinema ci ha abituato, con le sue trame fantascientifiche, all’idea che queste intrusioni fossero opera di altri, magari camici bianchi senza scrupoli, demoni infernali o chissà che altro, nel mio caso, sono convinto di conoscere l’identità di questo maledetto invasore: un tale che risponde al nome di Mattia Gazziero.
Sono stato io che con la mia immaginazione sono arrivato a scavare così a fondo dentro di me per capirmi e comprendermi, da realizzare di non piacermi, e che poi, come un restauratore senza scrupoli, o uno speleologo che dopo aver fatto la scoperta del secolo la vuole tenere solo per se privandola a tutti gli altri, quando è arrivato il momento di tornare in superficie ha preferito modificare la conformazione naturale delle mie celluline cerebrali a suo piacimento e diletto.
Sono sicuro che deve essere stato un lavoro piuttosto duro (anzi, sono convinto di non aver mai lavorato tanto in vita mia), in quanto in questa opera di ristrutturazione ho compreso come non fosse sufficiente semplicemente modificare le cose, ma fosse altresì allo stesso tempo necessario fare in modo che il processo non si esaurisse lì, ma continuasse indipendentemente per il resto della mia esistenza…
…e così è stato!
Ha funzionato: io che non volevo più vestire i miei panni ho trovato il modo di ingannarmi, di prendermi gioco di me stesso consapevolmente (come se fosse possibile) e di costruirmi da zero un nuovo modo di pensare (perché cosa siamo noi se non pure pensiero e la considerazione che abbiamo del nostro io interiore?). Il risultato è che ora in qualunque ambiente io mi trovi, qualunque scelta io mi trovi ad affrontare, qualunque situazione mi si pari davanti, il mio modo di agire è finto, falso ed è, per concludere, sempre il risultato di una decisione finto-istintiva, subordinata a quella che mi piace identificare come una magnifica cattedrale di bugie autoimposte, sorretta da solidissime fondamenta che poggiano su quello che forse un tempo ero Io e che ora è “nulla”…ecco come mi immagino: come cattedrale, una gigantesca cattedrale, realizzata dal miglior architetto del mondo, la mia immaginazione, che soddisfa tutte le possibilità (materiali di costruzione, stili architettonici, decorazioni, stucchi, ecc), ma che galleggia, come sospesa, in uno spazio infinitamente vuoto, orbitando intorno ai numerosi villaggi-persone che le capita di incontrare sul proprio cammino, magari decidendo ogni tanto se diventare o meno la cattedrale di qualcuno di quei regni, ma senza offrire nulla di più che la sua presenza aleatoria ed inutile…
…questo io sono, e nulla più.
Penso che questo viaggio alla ricerca di me stesso in qualche modo possa avermi aiutato: capire di essere così è un primo passo verso…verso cosa? L’ennesima bugia o finalmente la verità? Questo non lo so, ma ho capito che nel profondo la mia più grande paura ormai è solo questa domanda:
Come posso riconoscermi?...
…alla quale subito ne è legata una seconda:
E se tutto questo viaggio interiore in realtà non fosse solo che un altro tentativo di inventarmi?

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