domenica 14 novembre 2010

Piacere, sono il Male

Chiamatemi il Male.
Sono il villain del dramma teatrale.
L’antieroe che dovete e volete detestare. La figura odiosa e spregevole. Colui che disprezzate perché rappresenta tutto ciò da cui avete imparato a tenere le distanze. Sono l’anti-modello. Sono io, il vostro capro espiatorio.Quello su cui puntare il dito, da cui distinguersi.
Senza di me, voi non sareste nulla. Vi sono indispensabile perché se non ci fossi non sareste capaci di definire voi stessi. Lo sapete, e non siete abbastanza forti da sopportarlo. Avete un assoluto bisogno di me, ma io di voi posso fare a tranquillamente a meno.
E’ per questo che sono io a sedere sul trono del mondo. E' per questo che è mio, e non vostro, il potere di controllarvi.

Il cammino che ho intrapreso e che mi ha condotto fino a qui è stato lungo e periglioso. Come ogni storia di successo, anche la mia è iniziata con una scelta: rinunciare a me stesso, alla mia coscienza, a tutto quello che avevo imparato; ad ogni cosa per avere accesso ad un mondo diverso. Ho scelto di abbandonarmi.Ho dovuto perdermi per ritrovarmi.
Ora sono qui, così lontano eppure così vicino a voi. Due realtà identiche in tutto e per tutto ma che è una bestemmia definirle la stessa. Io vivo in una realtà che ho deciso di accettare, in cui sono immerso e in cui sono libero da tutte quelle inibizioni che fanno di voi ancora dei prigionieri.

Quando decisi di votare il mio essere al Male, la mia sopravvivenza è dipesa, e dipende tutt’ora, dalla costante consapevolezza far parte di un mondo estremamente sofisticato ed intelligente. E’ un mondo che annienta l’individualità e che attacca, come un antibiotico fa con un semplice raffreddore, chiunque tra noi sia percepito come un elemento destabilizzante. E’ un mondo che brama sempre maggiore potere e che non ammette lotte intestine. Un mondo che ha sedato ogni suo istinto e forzato la sua indole, sottomettendoli ad una logica razionale che lo protegge dalla sua stessa natura. Un mondo che domina se stesso.

Un mondo al quale sono orgoglioso di appartenere.

Sapevo che una volta superato il limite non sarebbe stato possibile tornare indietro, ma non mi importava. Chiedevo di essere libero e in caso contrario avrei preferito la morte.
Sono stato spogliato, messo a nudo da chi mi circondava e insieme abbiamo condiviso le nostre forze e le nostre debolezze più intime. A nudo è stato messo il mio passato e con esso il mio futuro. Ogni cosa di me è stata rivelata. Di me hanno appreso tutto, e così io di loro. Sì, perché esporre ogni cosa del proprio essere, anche la più insignificante, significa offrire a chiunque la possibilità di farti fuori. Di manipolarti. Di sfruttare i tuoi punti deboli per piegarti e spezzarti.
Qui siamo tutti cannibali: ci sfamiamo delle debolezze altrui e con le nostre plachiamo la fame degli altri. E' una catena di ricatti e favoritismi che ci legherà l'uno all'altro e nessuno permetterà la presenza di un anello debole. Impedire che la catena si spezzi è la principale preoccupazione e una vera e propria ossessione. E’ indispensabile proteggere noi stessi e gli altri e, se dovesse presentarsi l’occasione, eliminare qualunque minaccia mini alla solidità della catena, sia che abbia origine esterna che interna. 

Io appartengo al Male e il Male, fin dall’alba dei tempi, quando si calò nei panni del serpente tentatore e destinò l’umanità alla sofferenza, ha amato la finzione. Così anche io. Tutti ci consideriamo grandi attori nel teatro della vita. Io in particolare.
Adoro camuffarmi da ideali mercificati. Falsi ideali in cui il pubblico si riconosce a tal punto che gli viene naturale identificarsi: identificarsi con me. Il solo pensiero mi fa impazzire. L’idea di assumere sembianze sempre diverse e apparire credibile in ogni occasione mi procura una scarica di adrenalina che attraversa tutto il mio essere. Certo, nel teatro l’interpretazione è tutto, se non sei bravo sei fuori, ma devo anche ammettere che il pubblico si lascia catturare e coinvolgere con estrema facilità. Gli spettatori si fanno distrarre dal gigantesco sipario rosso che si alza in alto sulle loro teste; dai fondali animati che compongono la scenografia del palco; dagli oggetti di scena che, sotto l’accecante luce dei riflettori, risplendono d’oro e d’argento; dalla musica dell’orchestra che, assordante, risuona in tutto il teatro.
Mi delizia pensare che gran parte del successo dell’opera si debba alle mie capacità, alla mia sensibilità e alla mia empatia. Io so cosa vuole il pubblico e so come offrirglielo.
Mi sono sempre considerato un attore polimorfico, un artista a cui non piace inscatolare il proprio talento sempre nello stesso ruolo, ma confesso che ultimamente quella che preferisco interpretare è la parte dell’eroe. Il Male che si fa Bene.

Strappo sorrisi. Incontro sguardi di approvazione che ammiccano maliziosi. Rubo gli applausi di un pubblico che diventa creta nella mie mani. Il mio carisma è un’arma sufficiente ad abbattere ogni difesa emotiva. Per tutta la performance aspetto che giunga l’atto finale, quando tra gli incitamenti e gli applausi, trafiggo al cuore la Speranza, che il pubblico ormai schernisce e abbandona al suo destino.
Cala così il sipario sul mio trionfo.

Vi trascino verso la perdizione, e voi mi acclamate per questo.

Con me, siete in pericolo. Voglio mettervi in guardia perché a voi ci tengo. In un certo senso mi piacete.  Voi siete i miei mandanti e le mie vittime. Non avete modo di sconfiggermi. Sapete che ci sono perché così io desidero. Non sapete chi sono, non sapete dove trovarmi, e non sapete come fermarmi, perché in realtà non vi interessa. Lo stato di pericolo perenne in cui vi mantengo è diventato per voi talmente ordinario da mescolarsi al vostro DNA. Siete cloroformizzati anche agli affronti più clamorosi. Ho instillato nelle vostre menti, goccia dopo goccia, l’idea che indignarsi è sbagliato e che scandalizzarsi è sempre una reazione spropositata.
Ho avvilito la vostra realtà succhiandone via ogni linfa vitale. Vi limitate ad ammirare le maestose rovine di una società che si stende ai vostri piedi sempre più martoriata e siete convinti che sia il meglio a cui potete aspirare.

Siete e sarete per sempre i perenni esclusi perché, a differenza mia, non avete il coraggio di scegliere.

Questo sono io e
voi, chi siete?

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