mercoledì 29 settembre 2010

La sveglia

Esattamente alla solita ora da cinque anni a questa parte, la sveglia si scatena. Ogni santo giorno mi tormenta con quel suo fastidiosissimo trillo, ed ogni santo giorno mi riprometto di disfarmene. Arrivo persino a minacciarla verbalmente: “Questa me la paghi, stronza!” le urlo contro, ma lei resta lì, immobile ed insofferente ad ogni lamentela ed insulto. Sembra quasi fissarmi con aria di sfida. So che ci prova gusto e per questo la odio.
LA ODIO. Odio con tutto me stesso ogni singolo ingranaggio che compone i suoi diabolici meccanismi.
Il quadrante è insignificante: completamente bianco, non presenta traccia di un qualunque, anche del più misero, tentativo di abbellirlo. Non un disegno, una scritta. Niente. Non riporta nemmeno i giorni della settimana. Ci sono solo le lancette. Come due sottili frecce nere impegnate nel perenne inseguimento di una dell’altra e destinate a vedersi beffare ogni volta che si sovrappongono solo per riallontanarsi, la lancetta dei minuti e quella dei secondi quasi non si distinguono l’una dall’altra. Quella delle ore, invece, è tozza e rossa come il sangue. Tronfia si muove in circolo senza badare alle altre due, consapevole che è lei a fare la differenza: è da lei che l’allarme riceve ordini ed attende un suo segnale per scattare.

lunedì 20 settembre 2010

Trova le differenze

Guillaume Apollinaire

Paolo Borsellino

La scatola

Tobia, il cagnolino di Eli, di certo non brillava per intelligenza. Basta pensare a come perde subito di vista la pallina che gli si lancia a pochi centimetri dal muso o a come si ferisca continuamente cercando di azzannare i ricci che trova nel giardino. Stavolta però aveva dimostrato la sua utilità.
Giampi ed Eli, esasperati dal continuo, decisero di abbandonare per un po’ il loro nuovo album da colorare ed uscire a vedere chi o cosa attirava così insistentemente l’attenzione del cucciolo.
Sarebbe più corretto ammettere che solamente Eli colorasse, per altro con poca cura per l’estetica, il suo album, attribuendo a se stessa, e non alla chimica delle pagine, le doti magiche che facevano cambiare inchiostro al pennarello a seconda della porzione di disegno su cui faceva scorrere freneticamente la punta. Intanto Giampi aspettava impaziente il suo turno per esercitarsi nelle sue abilità magiche con il pennarello. Turno che sospettava non sarebbe mai arrivato.

mercoledì 15 settembre 2010

Un'insolita classica storia

Infuriato il Re percorreva a passi veloci l’immenso atrio del palazzo. La Regina cercava di mantenersi al suo fianco, ma invano, e affannata pregava il marito perchè ritrovasse la calma.
“Mi dispiace cara, ma stavolta ha oltrepassato ogni limite e non riuscirai a portarmi dalla sua parte, non questa volta! Sono stanco dei suoi capricci e della sua insolenza!” – diceva il Re tirando a sé il mantello che lo rallentava strisciando a terra.
“Ma, mio Signore asc…” – aveva iniziato a dire la Regina prima che il Re raggiungesse la sala Consigliare e si sbattesse la porta alle spalle, lasciandola fuori. “Non può continuare a trattarmi come una serva!” pensò tra sé la Regina tornando sui suoi passi, ma ripensando alla figlia e alla terribile discussione che aveva avuto con il padre, tornò a bussare alla porta. “Mio Signore, Ti prego, cerca di ragionare…” – Non ottenne risposta. Sapeva che per qualche ora il Re non sarebbe uscito da quella stanza e, arrabbiata a sua volta per il modo in cui era stata trattata, decise che per il momento la cosa migliore era ritirarsi nelle proprie stanze.